Enrico Janin - Simone Boccanegra e le sue monete
Da "A Compagna" anno XXIX n.2 Marzo/Aprile 1997 - Art. n.12


Simone Boccanegra e le sue monete

Con la puntata precedente si è chiusa una importante epoca della storia di Genova, cioè quella caratterizzata dal governo dei Podestà e dei Capitani del Popolo e il mutamento che ne consegue ha notevole influsso anche sull'attività della zecca di Genova e delle sue emissioni.

Siamo al 23 settembre 1339, ed è stabilita per quel giorno da parte dei Capitani del Popolo Raffaele Doria e Galeotto Spinola, in carica dal 1335 (e per la verità parecchio malvisti dalla popolazione) l'elezione dell'Abate del Popolo, rappresentante e difensore del medesimo.

E in questo incarico ai due Capitani sono affiancati venti delegati "popolari" tenendo presente che allora per "popolari" si intendevano gli appartenenti alle categorie dei migliori artigiani, dei commercianti, dei possidenti, di coloro cioè che, pur essendo parecchio importanti nell'economia e nella vita della città, non erano "nobili".

A un certo momento in quel 23 settembre, dal popolo spettatore impaziente si leva forte una voce che propone come abate Simone (detto Simoncino) Boccanegra. Simone (probabilmente perché la giudica riduttiva) non accetta la carica. Ma quando il popolo grida "Sia Signore e Duca", (da cui il termine di Doge), egli accetta: è stato così nominato primo Doge di Genova, Doge a vita.

Ciò forse è anche - a parere di alcuni storici - da intendersi come una imitazione del modello di governo veneziano, ormai ben affermato nella Repubblica veneta. Simone era nipote di quel Guglielmo Boccanegra primo Capitano nel 1257, geniale realizzatore del trattato del Ninfeo (da Nif, cittadina presso Smirne in Anatolia) stipulato il 13 marzo 1261 dalla repubblica genovese con Michele VIII Paleologo (imperatore bizantino spodestato per lotte intestine), per aiutarlo nella riconquista del potere e della città di Bisanzio.

Con questo trattato, vero colpo di genio e di diplomazia, i genovesi acquistarono, oltre ad altri privilegi fiscali, l'esclusivo accesso - attraverso i Dardanelli, il mar di Marmara e il Bosforo al Mar Nero con le conseguenti enormi possibilità di traffici commerciali.

Ma torniamo a Simone. Nato nel 1301 da Giacomo e da Ginevra Saraceni (di origine senese) Simone era di famiglia nobile ma non feudale, bensì popolare, dedita come si è detto alla mercatura, e con possedimenti terrieri sulla collina di S.Martino d'Albaro fin dal X secolo (vedi Castello Boccanegra ora nell'area dell'ospedale).

Abile amministratore, riconquistò alla Repubblica molti castelli dell'entroterra che erano stati perduti, consolidò l'alleanza con Porto Maurizio, riorganizzò la struttura del governo genovese e armò una valida flotta di galere per liberare il Mar Ligure dalle scorrerie sia dei saraceni che dei fuorusciti nobili genovesi; con massicce importazioni di grano dalla Provenza fronteggiò la carestia del 1340.

Foto 1

Penso sia ora il momento di parlare brevemente delle sue monete. Simone Boccanegra fece coniare molti tipi di monete cui accenneremo brevemente per le loro peculiarità. Anzitutto il genovino d'oro, del tutto simile al tipo "JANVA QVAM DEVS PROTEGAT" già descritto, ma nel quale si legge "DVX IANVE QVA DEVS PROTEGAT" con chiaro riferimento alla nuova autorità dogale. Sempre da gr. 3,5 di oro fino e di circa 22 mm. di diametro. Ancora d'oro, ma moneta nuova, la terzarola o terzo di genovino (oro puro, gr. 1,15 circa, diametro 14 mm.) e la già nota quartarola, con leggenda uguale, ma del peso di gr. 0,85 e diametro circa 12 mm. In argento anche il mezzo grosso dello stesso tipo, da gr. 1,5 e diametro circa 20 mm.

Con la leggenda DVX IANVENSIVM esiste il grosso, (sempre di buon argento), del peso di circa 3,3 gr. e di 24 mm. di diametro, e la rarissima frazione del mezzo grosso. Il terzo tipo di monetazione è caratterizzato dalla leggenda "DVX IANVENSIVM PRIMVS" (Foto n. 1) presente nei genovini d'oro e nei grossi d'argento.

In mistura (argento a titolo molto basso) l'umile denaro, continuatore della prima moneta emessa dalla zecca genovese, con la leggenda "DVX IANVE".
Spesso mal battuto e mal conservato, e tuttavia moneta parecchio rara.
Monetazione, quella di Simone Boccanegra varia e abbondante, anche se spesso di difficile reperimento.

Pochi sono i reggitori esenti da critiche. Ed a queste - fomentate più o meno discretamente dai nobili - fu soggetto, anche pesantemente, Simone Boccanegra, che il 23 dicembre 1344, convocato il popolo a generale parlamento, dichiarò solennemente di deporre le insegne del po-tere il giorno stesso. Il 24 dicembre si imbarcò per Pisa ove (a parte il fatto che i parenti materni erano pisani) Nicolò Boccanegra suo fratello era capitano del popolo. Saggia decisione, che purtroppo non durò a lungo. Io, personalmente, mi sono sempre chiesto (invano) come mai Simone, uomo sì di potere, ma saggio ed equilibrato, si sia poi (come vedremo) cacciato nuovamente nei guai.

 


Ultimo aggiornamento Nov.2000

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