Enrico Janin - Denaro primo tipo, Ottavino, Testone, Venticinque doppie
Da "La Casana" anno XXXIX n.4 Ottobre/Dicembre 1997 e successivi
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Il denaro fu la prima moneta battuta dalla Zecca di Genova a partire dal 1139, quando cioè Corrado II di Svevia concesse a Genova il privilegio di battere moneta propria.
Il denaro primitivo fu battuto per due secoli (cioè fino al 1339) sempre con lo stesso soggetto, anche se con moltissime varianti dovute all'uso di molti conii, che allora si usuravano rapidamente.
Si tratta di una piccola moneta di mistura (cioè di argento a basso titolo, circa 330 millesimi) del peso che raramente raggiunge il grammo e del diametro di circa 15 millimetri.
Al diritto, una crocetta in alto e la parola IANVA, antico nome della città. Al centro il ben noto castello a tre torri, che fu poi assunto, col nome di "Torretta" come emblema dei "fraveghi", gli antichi argentieri genovesi.
Al rovescio la legenda CVNRAD1 REX, con varie interpunzioni, e la Croce, allora presente in quasi tutte le monete. La strana "1" sta (come abbreviazione paleografica) per VS (CVNRADVS). Da ricordare che il denaro genovese segue il sistema Carolingio:
12 denari = 1 soldo;
20 soldi = 1 lira.
L'ottavo di genovino, detto anche ottavino o soldo d'oro (visto che il primo genovino d'oro battuto dalla Zecca di Genova valeva otto soldi) è, se non la prima, certo fra le primissime monete d'oro battute a Genova. Secondo le ultime risultanze pare che in un brevissimo lasso di tempo (fine del XII e inizio del XIII Secolo) siano comparse prima la quartarola o quarto di genovino, poi l'ottavino e subito dopo il genovino.
L'ottavino è una monetina d'oro puro (praticamente 1000 ‰), del diametro di appena 10 millimetri e del peso di gr. 0,42 - 0,43 , ed è la più piccola tra le monete d'oro battute dalla Zecca Genovese.
Al diritto è riprodotto il solito Castello genovese a tre torri, tra le lettere C e V; sotto una sorta di X che pare formata da due V unite per i vertici, di significato tuttora non chiaro.
Al rovescio è raffigurata la Croce, con nei quattro cantoni le lettere I A N V disposte in senso antiorario (cioè da destra a sinistra). Manca, per completare la parola IANVA, l'ultima A, evidentemente perché i cantoni delimitati dai bracci della croce sono solo quattro.
La moneta è molto rara e ricercata dai collezionisti. Essa ci fa ricordare, come per l'effetto da sempre inesorabile e incessante della svalutazione, il solo nome di "soldo" che ci venga in mente sia associato ad un'umile moneta di rame, la "palanca" l'ultimo soldo effettivo, che può essere ancora ricordato solo dai più anziani dei nostri lettori.
Il testone da 20 soldi o lira genovese è moneta battuta dalla zecca di Genova durante la dominazione di Gian Galeazzo Maria Sforza, Duca di Milano e Signore di Genova dal 1488 al 1494, riveste una notevole e duplice importanza numismatica, perché è la prima lira effettiva battuta a Genova, ed è anche il primo testone uscito dalla nostra zecca. Si dà il nome di testoni a monete battute da parecchie zecche italiane a partire dal 1474, del valore di 1/4 di scudo, appunto una lira, caratterizzate dall'effigie del signore locale. Ciò non avviene, si noti, nella moneta genovese, coerentemente col fatto che mai nelle monete genovesi appare l'effigie di cui sopra. In essa continua ad apparire il solito castello a tre torri, da tempo garanzia di bontà, prestigio e credito, sormontato però dal simbolo milanese detto comunemente "biscione".
La moneta di argento a 958 ‰, diametro 30 millimetri, peso 13 grammi circa, porta al diritto, oltre a Castello e biscione, la legenda I O : G 3 : M : S F : D V X : M : V I : A C I A N V E : D (Gian Galeazzo Maria Sforza Duca di Milano VI e Signore di Genova).
Al rovescio, la consueta Croce e la legenda solita delle monete genovesi C O N R A D : R E X : R O M A N O R : M P.
Notare infine che la moneta, parecchio rara, è stata battuta in un periodo di tempo che comprende il 1492.
Battuta dalla zecca di Genova (anno 1636) è certamente la moneta più importante in assoluto della collezione numismatica CARIGE. Si tratta infatti dell'unico esemplare tuttora noto di questa moneta, che è anche il pezzo d'oro di maggior valore nominale battuto a Genova. Ricordiamo per inciso che l'ottavino descritto nel numero 2/1997 di questa rivista è invece la moneta d'oro genovese di minor valore nominale, ma anch'essa di grande interesse. Il pezzo da venticinque doppie è una moneta del diametro di 60 mm., peso gr. 167,40 in oro di titolo (secondo il Prof. Felloni) di 911,5 millesimi, che riproduce al diritto il Castello a tre torri coronato tra due grifi e sopra un cherubino, entro un cerchio perlinato fra due cerchi lineari. Al diritto, la legenda DVX ¤ ET ¤ GVB ¤ REIP ¤ GENVENSIS . 1636. Al rovescio Croce ornata e quattro cherubini, entro cerchio perlinato fra due cerchi lineari, (come al diritto) e legenda CONRADVS ¤ II ¤ ROMANORVM ¤ REX ¤ B ¤ S. In principio della legenda, crocetta.
Perché la denominazione "venticinque doppie"?
Lo scudo d'oro battuto sotto il governo dei Dogi biennali, erede degli antichi genovini e dei ducati, pesava circa gr. 3,35. A partire dal 1557 compare il primo multiplo di questa moneta (peso gr. 6,7 circa) detto ben presto "doppia". Lo scudo d'oro (la vecchia unità base) viene perciò denominato "mezza doppia". Ne deriva che il pezzo da 50 scudi viene detto "da venticinque doppie" e così, in proporzione nascono le denominazioni degli altri pezzi della serie, a partire addirittura dall'"ottavo di doppia" fino a raggiungere il pezzo detto "da venticinque doppie" oggetto di questa nota.
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Ultimo aggiornamento Ago.2005 |
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