Enrico Janin - I minuti della zecca di Genova e la loro classificazione -
Fed. It. dei Circoli Numismatici Boll. di informazione Dic.1977


I minuti della zecca di Genova e la loro classificazione

II minuto (o meglio il denaro minuto della zecca genovese) può essere considerato l'erede del denaro primitivo genovese, battuto dal 1139 al 1339. Naturalmente, per l'implacabile legge della svalutazione esso è già al suo apparire inferiore come peso e lega al denaro primitivo e continuerà a peggiorare per tutto il periodo della sua coniazione.

Periodo di coniazione

Per quanto riguarda l'inizio della coniazione dei minuti occorre considerare alcune monete che non si possono con certezza assegnare ai minuti, né d'altra parte troverebbero posto tra altri tipi (quartari?). Rientrano in questo gruppo un primo tipo in mistura caratterizzato dalla leggenda del diritto "CI IANVA": esso può considerarsi tanto un minuto del secondo tipo monetale (Civitas Ianva) quanto un quartaro, anche se la leggenda del diritto non lo consentirebbe. Questa moneta non figura peraltro sul Corpus Nummorum Italicorum (1), ma fu oggetto di ampie discussioni tra il Desimoni (2) e il Ruggero(3).

Un secondo tipo con leggenda "IANVA Q.D.P." già classificato dal "Corpus" come minuto del terzo tipo monetale (Ianva quam Deus protegat) è oggi considerato appartenere all'epoca di Valerando di Lucemburgo, Conte di Ligny, Governatore di Genova nel 1397 (4).

Vi sono poi alcuni minuti, emersi recentemente, che potrebbero essere attribuiti a Domenico di Campofregoso VI Doge (1370-1378).

Molto prudentemente tuttavia, prima di rendere definitiva questa classificazione, occorre acquisire altri elementi di certezza. Le monete fin qui considerate anticiperebbero la data di emissione dei minuti di circa centocinquanta anni. Ciò premesso vediamo di considerare la serie dei minuti secondo il criterio cronologico fino ad oggi seguito partendo dall'epoca di Antoniotto Adorno Governatore per il Re di Francia Carlo VI nel 1396.

Dogi, Signorie straniere e loro governatori battono minuti fino al 1528, anno in cui ha termine il periodo dei Dogi perpetui: per alcuni, come si verifica per Ottaviano di Campofregoso e Filippo di Cleves, il minuto è addirittura l'unica moneta battuta durante il loro governo.

I minuti continuano poi ad essere coniati anche durante il periodo dei Dogi Biennali: dapprima (e cioè fino al 1637) sempre con l'impronta del Castello, successivamente con l'effigie della Vergine. Come ultimo minuto si potrebbe considerare il pezzo da un denaro (l'ultimo emesso dalla Repubblica di Genova) della serie anepigrafa da quattro, tre, due e un denaro alla quale viene attribuita la data del 1752.

Composizione

I minuti, secondo la classificazione del C.N.I. sono tutti in mistura (eccetto il suddetto pezzo da un denaro del 1752 che è in rame). Per altri autori invece si arriverebbe al rame in pratica puro fin dal 1626 o dal 1615. Come già per i denari primitivi, anche qui, per quanto riguarda notizie precise sulla composizione, siamo alle dolenti note.

Qualche notizia la dà il Desimoni nelle sue "Annotazioni numismatiche" pubblicate nel "Giornale Ligustico" nel 1882. Egli afferma che il fino di argento contenuto in un minuto nel 1327-1335 non poteva superare i 167 millesimi, ma qui saremmo ancora nel periodo della Repubblica, e perciò in epoca di denari primitivi.

Intorno al 1380 e fino al 1404, quindi circa al tempo delle emissioni avvenute sotto Carlo VI di Francia e il suo Governatore Antoniotto Adorno, il titolo in argento sarebbe di 125 millesimi.

Esso scende a 97 millesimi fra il 1437 e il 1444 (circa al tempo di Tomaso di Campofregoso Doge XXI) e ancora a 83 millesimi intorno al 1492. Verso il 1572, perciò ormai in periodo di Dogi Biennali, il titolo scende ancora: siamo a 41 millesimi.

Infine, come detto, dal 1615 o dal 1626 si arriva al solo rame eliminando del tutto l'argento.

Peso

Anche per quanto riguarda il peso, il discorso non può essere preciso perché, trattandosi di monete piccole e di poco valore, il controllo del peso non veniva certamente fatto pezzo per pezzo bensì a partite: che questo sia vero ce lo conferma ancora il Desimoni il quale, nelle sue "Tavole descrittive delle monete della zecca di Genova" (6) afferma a pag. XXVI che " . . . I minuti o danari si riponevano e si pagavano in sacchetti da lire cinque ossia minuti 1200 per ciascun sacchetto, sotto multa per ognuno d'essi a cui mancassero più di tre denari. . .".

Sempre il Desimoni ci dà pesi variabili fra gr. 0,879 e gr. 0,432 ed afferma che solo quando il minuto diventa tutto di rame allora il peso (come è giusto) aumenta di nuovo raggiungendo gr. 0,737. Dai pesi riportati dal C.N.I. in effetti ciò si nota solo in alcuni minuti del tipo con la Vergine (dopo il 1638). Ho tentato di confrontare i pesi del Desimoni coi pesi dei minuti in mio possesso, e in effetti qualche corrispondenza c'è, ma non ho materiale sufficiente per poter approfondire il confronto e d'altronde vale quanto già detto riguardo alla variabilità del peso e al fatto che la gran parte degli esemplari esistenti ci sono giunti molto usurati.

Soggetto

Sul diritto dei minuti è rappresentato sempre, dal loro apparire fino al 1637, il Castello (tipico delle monete genovesi) entro un cerchio perlinato, a proposito del quale occorre precisare che il Castello taglia di norma in basso il cerchio suddetto, ma talvolta (come in alcuni minuti di Raffaele Adorno e di Paolo di Campofregoso Governatore per il Duca di Milano) lo taglia in alto. Dopo il 1638, il Castello viene naturalmente sostituito dalla Vergine.

Al rovescio appare sempre la Croce che interseca il cerchio perlinato (di diametro piuttosto piccolo) e prosegue con i suoi bracci fino al bordo della moneta.

Le diciture sono purtroppo di solito consumate, poco chiare e in parte mancanti. Per il diritto, le diciture hanno inizio dapprima in basso a sinistra (Antoniotto Adorno per Carlo VI, Carlo VI, Valerando di Lucemburgo) poi in alto a destra. L'interruzione fra l'inizio e la fine della dicitura è data, quando questa ha inizio in basso, dalla base del Castello, negli altri casi dapprima da uno o due punti; poi, verso la metà del 1400, da una crocetta o da una rosetta, o da tutti e due i segni assieme. Le rosette, in questo periodo, sono sparse a profusione nella leggenda e costituiscono l'elemento principale della punteggiatura (come per esempio nei minuti di Agostino Adorno). Le leggende, per quanto parecchio differenti tra loro, seguono in genere lo schema seguente:

- Diritto:
Iniziali del Doge, o del Re, o del Signore o Governatore, del titolare, cioè. Abbreviazione, più o meno sintetica, del suo titolo o dei suoi titoli, specie quando si tratta di un sovrano o di un Signore straniero o italiano.

- Rovescio:
La dicitura è costituita essenzialmente dal nome del Re Corrado II, dal quale (come è ben noto) Genova ebbe il permesso di battere moneta: la leggenda CO NR AD US o simile è tagliata ogni due lettere dalla croce che vi prolunga attraverso i suoi quattro bracci. Dapprima la dicitura è del tipo CO NR AD racchiusa in tre quarti del campo; il quarto di regola contiene sigle o segni di zecchieri, con o senza interpunzioni. In seguito la dicitura si trasforma, più completa ma più sintetica, in CO RA RE RO, senza quindi iniziali di zecchieri. Queste ritornano verso la fine del 1400, allorché l'ulteriore abbreviazione del nome di Corrado, ridotta a C R R rioccupa solo tre quarti del campo, lasciandone nuovamente uno libero per le sigle di zecca.

Anche il diametro dei minuti, a parte le già citate irregolarità dei tondelli, diminuisce man mano da 15 a 14 e a 13 millimetri. Da notare come anche nei minuti, oltre che nei tagli maggiori, si osservi la cura con la quale durante i periodi di occupazione viene cambiato il meno possibile il tipo, mantenendo in posizione dominante il segno del Castello, divenuto simbolo della potenza economica genovese: l'emblema dell'occupante, sia esso il giglio di Francia o il biscione milanese, compare o in testa alla dicitura del diritto o in uno dei quarti del rovescio, ma mai sostituisce o soffoca il Castello.

Minuti dei Dogi Biennali

Un breve cenno sui minuti dei Dogi Biennali. Essi, tutti senza data, si suddividono in minuti col Castello (battuti dal 1556 al 1637) e con la Vergine (battuti dal 1638 al 1752) e non presentano particolari varietà di tipi. In quelli col Castello (il quale taglia sempre in basso il cerchio, sia perlinato che rigato) la dicitura del diritto è sempre costituita, naturalmente con varietà di punteggiatura, dalle lettere D - G - RP - G, iniziali delle parole Dux Gubernatores Rei Publicae Genuensis. Al rovescio, nei primi tre quarti del campo delimitato dai bracci della croce vi sono costantemente le lettere C - R - R (Conradus Rex Romanorum) mentre l'ultimo è occupato dalla coppia di lettere relative allo zecchiere le quali, qualora siano decifrabili, permettono anche di delimitare con una certa approssimazione, conoscendo il periodo di attività dello zecchiere, quello di emissione del minuto.

I minuti con la Vergine portano al diritto la solita ben nota figura della Vergine col Bambino e le lettere E - R - E, iniziali di Et Rege Eos: al rovescio, la solita croce e, una per ogni quarto, senza sigle di zecchiere, le lettere D - G - R - G (Dux Gubernatores Reipublicae Genuensis). L'altezza delle lettere varia da due millimetri a un millimetro e mezzo e anche a un millimetro.

La serie dei minuti si chiude definitivamente col pezzo da 1 denaro anepigrafo emesso - pare - nel 1752 assieme ai multipli da 2, da 3 e da 4 denari coi quali costituisce una serie di pezzi in puro rame emessa in un momento di particolari ristrettezze economiche seguite all'occupazione austriaca finita nel 1746 col gesto di Balilla.

Minuti anomali

Ci sarebbe anche da accennare ad alcuni minuti completamente differenti da quelli che dovrebbero essere i loro coevi, sia per i caratteri e la composizione delle diciture, sia per la forma del Castello, della Croce e dell'aspetto nel complesso.

E' il caso, per esempio, di un minuto di Antoniotto Adorno Governatore per Carlo VI, in mio possesso da alcuni anni. Si potrebbe definirlo un falso d'epoca, ma c'è da pensare se il gioco valeva la candela, trattandosi di una moneta di valore così basso ed essendo ben note le durissime pene comminate ai falsari di monete. E le stesse ragioni (a parte l'assenza di gravi pene) valgono per l'ipotesi di un falso moderno . . . dedicato ai numismatici: chi perderebbe tempo e denaro per fabbricare falsi di monetine che ancor oggi valgono abbastanza poco e che pochi collezionano?

Potere d'acquisto dei minuti

Cosa si comperava con un minuto? A questa domanda non è facile rispondere anche se siamo di fronte ad una moneta spicciola e quindi di facile corso. Si può citare a tale riguardo quanto afferma il Felloni (7): "... Nel settore edilizio, verso il 1441-1442 i maestri muratori ed i loro lavoranti ricevevano rispettivamente 9-10 soldi e 4-6 soldi per ogni giornata di lavoro, ma dopo un secolo siamo a 13 ed a 8 soldi. . .".

Moltiplicando per 12, si avranno le paghe giornaliere espresse in denari minuti. Dalla stessa fonte ho appreso che nel 1300 una mina di grano (116 litri e mezzo, cioè circa 90 Kg.) costava una lira: quindi circa 350 grammi di grano costavano un danaro. Nel 1450 erano necessarie invece tre lire per comperare una mina di grano, cioè circa 100 grammi di grano costavano un danaro.

Classificazione

La classificazione dei minuti genovesi è tutt'altro che facile, soprattutto per tre ragioni:

L'elemento base per procedere alla classificazione è costituito dalle lettere iniziali del titolare: se queste sono leggibili, in pratica la classificazione è quasi fatta. Ma ciò accade ben di rado. Anzi, ci si chiede in base a quale beffardo capovolgimento delle leggi sulle probabilità accada che quasi sempre la parte tagliata, male impressa o consumata sia proprio quella ove si trovano le preziose iniziali. Può sorgere qualche dubbio nei confronti di alcune coppie di iniziali uguali che si prestano ad equivoco: cosi ad esempio le iniziali "P.C." possono riferirsi tanto a Pietro quanto a Paolo di Campofregoso (e quest'ultimo a sua volta nelle molteplici elezioni a Doge). Si esaminano allora le interpunzioni, di solito diverse, nonché i raggruppamenti di lettere al rovescio, dove preziosissime sono, ai fini di un'esatta classificazione, le sigle di zecca poste nell'ultimo quarto del campo, e le rosette o i punti che spesso le accompagnano.

In qualunque caso, ma soprattutto se non sono ben chiare le famose iniziali, è utilissimo, direi indispensabile consultare anzitutto una tabella che in sei colonne sintetizza le caratteristiche dei minuti di ciascun doge perpetuo o Signore o Governatore.

Nelle singole colonne è riportato:

  1. se il Castello taglia la dicitura del diritto in alto o in basso
  2. se vi sono segni sopra o sotto al Castello
  3. la dicitura-base del diritto
  4. la disposizione della dicitura stessa (dove cioè bisogna cominciare a leggerla)
  5. la dicitura del rovescio
  6. infine, un riferimento alla tavola del Desimoni relativa ai vari tipi di caratteri, o tavola paleografica (6).

Questa tabella si è dimostrata assai preziosa e riesce quanto meno ad indirizzare alla classificazione. Un minuto in esame infatti può essere classificato esattamente con l'aiuto di questa tabella anche se le iniziali sono incomplete o di poco sicura interpretazione, controllando se coincidono gli altri elementi di interpunzione, le croci, le rosette, i caratteri delle lettere, i segni di zecca ecc. con l'aiuto della tabella stessa.

Decisiva poi è la presenza dei già citati simboli caratteristici come il giglio di Francia nel 1° o nel 2° angolo del rovescio nel caso di Carlo VI di Francia o del suo governatore Antoniotto Adorno, oppure in testa alla dicitura nel caso di Carlo VII. Lo stesso dicasi per il biscione milanese in uno dei quarti del rovescio nei minuti di Filippo Maria Visconti.

Un accorgimento che mi è parso molto utile consiste nel fare uno schizzo ingrandito della moneta, e sistemarvi successivamente le diciture o i segni leggibili o divenuti tali, o di interpretazione abbastanza sicura. Ciò perché spesso, anche per ragioni di tempo, non si può iniziare la decifrazione di un minuto e portarla a termine in una sola "seduta": ogni tentativo di interpretazione va scrupolosamente annotato e valutato in seguito unitamente agli altri elementi che via via emergono.

Quando infine (e cioè succede come si è detto nella minoranza dei casi) si è sicuri dell'attribuzione del pezzo in esame ad un determinato titolare o ad una certa epoca o data, allora si passa a vedere se esso corrisponde a qualcuna delle descrizioni del Corpus Nummorum Italicorum e delle relative aggiunte (8).

Comunque, quando ci si accinge alla classificazione di un lotticino di minuti (e vi garantisco che ciò succede abbastanza di rado, perché si dice che i minuti valgono poco o niente ma non se ne trovano) ci si deve rassegnare in partenza ad arrivare a classificarne tre o quattro, e forse anche tutti assegnabili allo stesso doge, mentre gli altri costituiscono un mucchietto di monetine praticamente non classificabili. Non è improbabile però che ad esame ultimato emerga la sorpresa di trovarsi di fronte ad un esemplare inedito o comunque sconosciuto.

Non posso terminare queste quattro chiacchiere senza ricordare Pompeo Bianco, scomparso da pochi mesi. Io non l'ho conosciuto, e questo mi spiace sinceramente. Chi mi ha parlato di lui lo ricorda umile e modesto ma accanito e appassionato raccoglitore di minuti e di quartari genovesi, tanto da diventarne studioso ed esperto, autore di scritti pubblicati dal 1936 al 1939 sulla rivista "Numismatica e scienze affini" (9).

Dico questo, oltre che per doveroso omaggio a chi ha voluto bene alle minuscole monete oggetto di questa chiacchierata anche perché il ricordo di questa persona e della sua passione numismatica mi fa pensare ancora una volta (dico "ancora una volta" perché a questo penso spesso con piacere) quanto sia bello che la numismatica ci accomuni e ci unisca, senza differenza di età, di professione, di origine, di mezzi, di idee. Molti ci giudicano fissati o maniaci, ma io sono fermamente convinto che la passione numismatica ci porta anzitutto a dare il nostro contributo, più o meno modesto ma sempre utile, agli studi e alle conoscenze relative alla nostra terra, e poi ci rende più sereni ed equilibrati, capaci di meglio sopportare le difficoltà e le contrarietà che presenta ogni giorno la vita, tanto dura e difficile, ma anche tanto bella e degna di essere pienamente vissuta.

Minuto di Antoniotto Adorno
Fig. 1 - Minuto di Antoniotto Adorno Governatore per Carlo VI (1394-1396).


Minuto di Filippo Maria Visconti
Fig. 2 - Minuto di Filippo Maria Visconti Signore di Genova (1421-1435)


Raffaele Adorno
Fig. 3 - Raffaele Adorno (1443-1447): due varianti col castello che taglia in basso o in alto (solo diritto).


Minuto con la Vergine
Fig. 4 - Dogi Biennali dopo il 1638. Minuto con la Vergine (solo diritto).


BIBLIOGRAFIA

  1. CORPUS NUMMORUM ITALICORUM, Volume III Liguria, isola di Corsica, Roma 1912.
  2. DESIMON1 C., "Sui denari minuti della zecca genovese" in "Giornale ligustico", vol. IX, 1882.
  3. RUGGERO G., Annotazioni numismatiche genovesi: III) "Alcune altre monete della mia raccolta", Palermo 1881 VII) "Di un denaro minuto attribuito erroneamente a Ludovico XII", Genova 1882.
  4. PESCE G. - FELLONI G., "Le monete genovesi", Genova 1975, pag. 24.
  5. DESIMONI C., Op. cit., pag. 222 e segg.
  6. DESIMONI C., "Tavole descrittive delle monete della zecca di Genova dal MCXXXIX al MDCCCXIV", in Atti Soc. Lig. St.P., XXII, 1890.
  7. PESCE G. - FELLONI G., Op. cit., pag. 293
  8. PESCE G., "Contributo inedito al C.N.I. per la zecca di Genova", in Atti Soc. Lig. St.P., Vol. V(n.s.), 1968. LUNARDI G., "Le monete della Repubblica di Genova", Genova 1975.
  9. BIANCO P., "Quarti di denaro del sec. XII della zecca di Genova", in "Rivista italiana di numismatica e scienze affini", Vol. II, 1936.
    "Diversa attribuzione cronologica del minuto I.Q.D.P. della zecca di Genova", in "Rivista italiana di numismatica e scienze affini", Vol. IV, 1938.
    "Considerazioni sopra una rara moneta della zecca di Genova", in "Rivista italiana di numismatica e scienze affini", Vol. V, 1939.

 


Ultimo aggiornamento Ago.2005

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