Il legno non è un severo maestro, perdona qualche imprecisione nella lavorazione, l’acciaio non è così.
Ha un certo fascino pensare a un oggetto dentro un pezzo di legno che ha fatto la sua vita organica, poi qualcuno lo ha tirato fuori, ha staccato dal legno ciò che non serviva.
Le foto di questa serie sono documentali, devono rappresentare oggetti fatti anche molti anni fa. Le foto sono decorose ma anonime, stessa impostazione per tutte, fondo scuro, illuminazione diffusa, ma dovrebbero essere precise come per un catalogo, foto al servizio degli oggetti, foto che non prevaricano. Ho il vantaggio che qui non vendo niente e quindi le foto non devono far sembrare gli oggetti meglio di quello che sono (è una scusa per non cercare di far foto migliori?).
Modellino di ”forcola” 1976, alto 10 cm, legno di abete lavorato a coltello.
Nel primo viaggio a Venezia ricordo la meraviglia di aver visto come può essere progettato uno scalmo per un remo, eleganza e funzionalità a prezzo di un impegnativo lavoro.
”Mano, tetta e altra cosa ovvia” 1977, alto 16cm, legno di abete lavorato a coltello.
Tentativo di sintesi, ingenuità di gioventù di mettere insieme qualcosa che nessuno ha mai messo; nel ’77, senza internet, era difficile sapere se una cosa non era stata mai fatta, si poteva sapere che non era stata mai fatta in tempi recenti nella cerchia di un centinaio o meno di persone che si frequentavano almeno un po’. Ora la frustrazione è normale, quando viene un’idea che sembra originale e si controlla in rete e si trovano migliaia di persone che ci hanno già pensato (e si devono considerare anche tutti quelli che ci hanno pensato ma non hanno messo niente in internet). Il mito dell’originalità nonostante tutto mi spinge a fare qualcosa che non ci sia su Google o su Bing o simili ma spesso una vocina dice “se non c’è, forse è perché è una schifezza inutile”.
”Scatola parallelepipedo aureo” anno ???, montaggio di listelli di legno di faggio, lati 8 13 e 21 cm.
Un regalo per DDG. Ho sempre avuto bisogno di rendere tangibile qualcosa di tutta la matematica che ho studiato (e ora dimenticato). 8 x 1,618 = circa 13; 13 x 1,618 = circa 21; e anche (13-8) : 8 = 8 : 13 e (21-13) : 13 = 13 : 21 con accettabili approssimazioni.
”Triangolo impossibile” (1981), lato 18cm.
M.C.Escher ha fatto di tutto con questa struttura semplice e affascinante. Quest’oggetto è stato fatto insieme a DDG per una diapositiva da mandare a un concorso fotografico. Le diapositive non erano facilmente elaborabili, così avevamo costruito quest’oggetto che da un unico particolare punto di ripresa sembra impossibile. A proposito di originalità, se si cerca ora si trovano centinaia di progetti simili, ma non tutti hanno la correzione prospettica; qui i lati del triangolo che si allontanano appoggiati sul piano sono di sezione progressivamente più grande ). Il netsuke si chiama Fukurokushu ed è interessante perché cambia espressione a seconda della direzione da cui lo si guarda.
”Distanza tra uomo e donna” circa 1983, altezza 30cm, legno di pino.
Questo è uno dei primi lavori concettuali, un lavoro sullo spazio negativo, un tentativo di rendere tangibile e quindi riconoscibile, studiabile e risolvibile la distanza in una relazione. Visto quaranta anni dopo mostra tutta la mia inesperienza di vita di allora e rimane un oggetto di legno che può suscitare un minimo di curiosità e qualche interpretazione, tipo “portacucchiaino strano”.
”Lampada Canguro” anno ???? altezza 190cm, legno multistrato, bocce di faggio mordenzate.
Ricordo di aver visto, non so dove, un disegno di una testa vagamente diabolica e di aver trovato in una discarica un riflettore con lampada. Il resto dell’idea, giocherellando con fogli a matita, viene letteralmente fuori quasi da solo, va un po’ aggiustato, reso fattibile con pezzi di multistrato, seghetto alternativo, carta abrasiva e altre cosette. La lampada è sopravvissuta a vari traslochi ed è ancora in uso.
”Attaccapanni” 2022, alto 62 cm, legno di abete, legno multistrato e piccole bocce di faggio mordenzato.
Mi serviva un attaccapanni per il nuovo studio, volevo riprendere lo stile della lampada Canguro e giocando con carta e matita è venuta fuori questa forma, indubbiamente carente nella parte inferiore, ma fattibile e usabile (se appeso in un angolo a una altezza ragionevole da terra).
”Suricato (senza coda)” 2024, altezza 32cm, strati di compensato impiallacciato.
L’idea era di fare un oggetto con base quadrata, salendo e ruotando la sezione diventa un triangolo equilatero a metà altezza, continuando a salire e ruotare la sezione si riduce a un sottile rettangolo che forma un nastro. Il tutto è inscritto in un tronco di cono. La parte terminale in alto è una concessione alla natura che contrasta con la struttura geometrica sottostante. In pratica ci sono quattro elicoidi diversamente rastremati che partono dai lati del quadrato di base. Il calcolo delle forme delle sezioni è stato piuttosto laborioso.
La foto incorniciata di un Suricato che compare nella gallery è di Derek Keats rilasciata come Creative Commons Attribution 2.0 Generic license.
Fette di forma diversa impilate in una fase intermedia di lavorazione.
La sezione orizzontale, che alla base era quadrata, è diventata un triangolo equilatero.
NOTA: Se qualcuno è interessato, in questa pagina ci sono informazioni sulle funzioni parametriche 3D che compongono il Suricato.