Un like per uno non fa male a nessuno

Mettere un like è veramente molto facile. “Basta un click” è diventato un modo di dire di chi incoraggia gli inesperti a usare un sistema informatico sostenendone l’intuitività, la comodità, l’immediatezza e la modernità.

(Un click avventato può avere effetti disastrosi riguardo alla sicurezza informatica; l’intuitività spesso nasconde grovigli incomprensibili che compaiono dopo il click).

Tornando al like, è normale scorrere innumerevoli immagini, twit, opinioni e click-likare, ci vuole un attimo, non costa, di certo farà piacere e soprattutto forse sarà ricambiato.

Il condividere è già una cosa enormemente più complicata, bisogna decidere con chi condividere, ma si sa che al peggio il destinatario riconoscerà con una veloce occhiata la cosa come non interessante.

Ecco una cosa rilevante, le persone diventano veloci a selezionare cosa interessa e cosa no, gli errori di giudizio non sono cosa grave, le cose condivise girano e arrivano più volte e se qualcuno ha inviato qualcosa di importante che richiede un po’ di attenzione, peggio per lui/lei, dovrà imparare a comunicare meglio, senza infliggere ai suoi contatti cose complicate e cervellotiche.

Su questo sito niente like o dislike, chi vuole scrive due parole nei commenti.

Questo sito web è gratis

Naturalmente non si paga un biglietto per vedere questo sito web ma non è gratis, come tutto del resto.

Ho usato un’estensione di Firefox che si chiama Carbonalyzer che misura il consumo energetico dell’attività in internet di un utente.

Considera il consumo dei Data center attraverso i quali i dati passano, delle infrastrutture di rete, del dispositivo usato per vedere il sito. Naturalmente il risultato è un stima che dipende dalla posizione geografica dell’utente, dalla quantità di dati scaricati (misura precisa), dal dispositivo usato (è una media tra uno smartphone, un notebook e un PC), dal tempo di consultazione.

Ho aperto tutte le pagine di questo sito con tutte le fotografie (al 03dic2021) ma non ho letto i testi e non ho osservato le foto; chi guarda le foto e legge i testi userà il suo dispositivo per più tempo consumando più energia, ma gli altri consumi saranno uguali.

Ecco parte dei risultati forniti da Carbonalyzer:

consumo_visita_sito_mjfoto_03dic2021

Malware nelle fotocamere

Una fotocamera digitale è un piccolo computer specializzato per fare foto, i malware infettano i computer, quindi il malware può infettare la fotocamera.

E’ stato provato, un ransomware (malware che cripta o comunque rende inutilizzabili i file, cioè le foto che sono sulla scheda a meno che non si paghi un riscatto) può entrare in una fotocamera nel momento che si collega via WiFi o Bluetooth a un telefono o a un PC o comunque a un altro sistema sfruttando una vulnerabilità. Attraverso questo collegamento può essere modificato il firmware (in pratica il sistema operativo) della fotocamera. Non ho mai sentito di un antivirus per fotocamere per ora.

Chi fa le foto con lo smartphone ovviamente sa che il suo telefono può essere abbastanza facilmente oggetto di attacco hacker.

(fonte Check Point Research)

Overtech

Overtech o tecnologia esagerata si potrebbe chiamare la generale tendenza dei prodotti attuali che funzionano su base elettronica-informatica. Quasi tutti hanno dentro un microprocessore che riceve in ingresso informazioni da sensori vari e pulsanti di comando o touch screen e dà in uscita movimento, suoni, immagini… quello che ci serve insomma. Dentro il microprocessore c’è il software che organizza il funzionamento. Progettare e realizzare il software costa, è un cosa complicata ma quando è stato fatto, il costruttore può copiarlo gratis in tutti gli oggetti hardware di quel tipo che vengono prodotti.

Dato un certo hardware con i suoi limiti fisici, il software lo comanda per ottenere i vari funzionamenti. E’ facile aggiungere funzioni complicando il software, costa poco. Una fotocamera digitale è un esempio: un obiettivo in genere zoom comandato elettricamente (e anche manualmente), un sensore che cattura l’immagine, uno schermino in cui vediamo immagini e menu di scelta, una scheda di memoria, sistemi di collegamento con l’esterno: cavi, wireless, bluetooth, pulsanti e manopole e una batteria per l’energia. Ci possono essere naturalmente altre cose. Si vuole scattare una foto ogni tre secondi? la stessa foto normale più chiara e più scura? mettere a fuoco automaticamente gli occhi del soggetto? basta aggiungere funzioni software che danno sequenze di comandi all’hardware.

E vai con l’aggiungere funzioni una, due, tre più delle altre marche o del modello che costa un po’ meno. Niente di male tranne che chi usa la fotocamera si trova di fronte a menu di scelta complicati e non sempre ben organizzati. A volte quando cerchi la funzione ottima per la foto che vuoi fare, quando l’hai impostata, la foto se ne è andata e se devi anche cambiare obiettivo per avere l’ottima inquadratura tutto è perso.

Allora cosa si fa? si mette la funzione AUTO che c’è anche nelle macchine più raffinate (tanto una funzione in più non si nega a nessuno) e basta un click sul pulsante di scatto per fare la foto, un po’ anonima ma non persa.

Questa mia opinione un po’ luddista è discutibile naturalmente. Certe funzioni automatizzate permettono risultati impensabili con le vecchie tecniche. Un fotografo impara, tra una grande scelta, le funzioni che gli servono frequentemente. Ci sono pulsanti personalizzabili cui assegnare le funzioni preferite che si attivano così con un solo tocco. Ci sono fotografi molto veloci, anche nel muoversi tra i menu…

Il discorso è complicato forse continuerà.