Posografo di Kauffmann

Il Posografo di Kaufmann, prodotto dal 1922 in Francia, è stato uno strumento meccanico per il calcolo del tempo di posa di una fotografia in base a sei variabili espresse numericamente o qualitativamente. (Dimensioni 13 x 8,5 cm, spessore 6 mm).

 

Posografo, lato Vedute all'aperto

Lato “Vedute all’aperto”, i sei cursori con un indice servono a impostare le condizioni,
l’elemento a sinistra con quattro punte dà il risultato

 

Posografo, lato Vedute d'interno

Lato “Vedute d’Interno” le scale si riferiscono alle varie condizioni della stanza o studio fotografico

 

Nei primi tempi di diffusione della fotografia la scelta del tempo di posa era fatta in base a tabelle compilate per le varie fotocamere in base a semplici calcoli e all’esperienza dei fotografi.

Posografo, esempio di tabella di posa

Esempio di tabella di posa

 

Intorno al 1930 vennero introdotti gli esposimetri a estinzione (valutazione dell’illuminazione in base alla visibilità del soggetto attraverso filtri grigi di varia densità, dipendenti dalla sensibilità degli occhi dei vari fotografi).
Intorno al 1930 si usavano esposimetri al Selenio (il sensore, senza bisogno di batterie, genera una tensione proporzionale alla intensità della luce, che può essere misurata da un voltmetro a lancetta con scala opportunamente tarata per valutare i tempi di posa).
Negli anni 60 si diffusero gli esposimetri al Silicio o al Solfuro di Cadmio, più sensibili a bassa intensità luminosa ma che richiedevano una batteria.

 

Tentativo di interpretazione qualitativa del funzionamento

Posografo, leve interne e cursori
Disegno del meccanismo interno (lato “Vedute all’aperto”)

 

Componenti

Lo schema interno si riferisce al lato “Vedute all’aperto” (lo stesso meccanismo agisce anche sul lato “Vedute d’interno”)
A sinistra C-tempo posa dà il risultato desiderato, ha quattro indici che indicano i tempi in corrispondenza delle varie sensibilità della pellicola (più sensibile in basso e meno sensibile in alto)
Il cursore C-Diaf indica i diaframmi da f 4,5 a f 56.
C-Cielo imposta le condizioni del cielo da “Coperto molto oscuro” a “Azzurro purissimo”.
C-sogg imposta la Tinta e luce del soggetto da “Soggetto molto ombreggiato” a “Sole abbagliante”.
C-scena imposta il tipo di ambiente da “Vicolo molto stretto” a “Panorama di grande città”.
C-mese e C-ora impostano il mese e l’ora della ripresa con le alte luminosità al centro.

Interazioni tra leve interne, cursori e scale

La leva principale è quella a forma di boomerang con fulcro in F1. Supponendo che F1 sia fermo, se C-Diaf viene spostato verso l’alto, verso un’apertura f piccola (esempio f:4,5) il cursore C-tempo posa si muove in basso verso tempi di posa più brevi; la sensibilità della pellicola determina quale dei quattro indici usare per avere il tempo giusto.
F1 si può muovere in alto o in basso trascinato da F2, per semplicità supponiamo che il cursore C-scena sia fermo in posizione centrale. La posizione di F2 dipende da quella di P5 che dipende da P1. Se P1 scende, anche F2 scende e il tempo di posa diminuisce, il tempo aumenta se P1 sale.
Se C-mese e C-ora si allargano (cioè se sono spostati verso i mesi Dic-Genn e verso le ore serali, il punto F3 sale, tira su P4, che tira su P2 e quindi F4, che spinge in alto P1 (cioè il tempo aumenta).
Se C-cielo sale verso valori di cielo scuro, P1 sale come prima.
Più complicato l’effetto del movimento del cursore C-sogg che indica Tinta e luce del soggetto; un movimento verso il basso (verso soggetto chiaro al sole) fa abbassare P1, che tira giù P5, che abbassa F2, che abbassa F1 che causa un abbassamento di C-tempo posa indicando quindi una diminuzione del tempo di esposizione. Nella pratica le tre barrette che convergono in P1 svolgono un lavoro un po’ più complicato.

Si tratta quindi di un calcolatore analogico del tempo di posa con sei variabili il cui effetto sul risultato è dato dalla lunghezza delle barrette, dalla posizione di fulcri e dagli angoli. Le scale sui bordi, su cui si posizionano i cursori, sono non lineari e alcune hanno indicazioni euristiche.
Secondo il produttore del dispositivo, l’errore si mantiene entro il 10%, compensabile facilmente in sede di stampa.
Tutte le indicazioni si riferiscono a pellicole in Bianco e Nero, è indicato che se si usa la pellicola a colori Autochrome si devono moltiplicare per 60 i tempi ottenuti con lo strumento.

Foglio istruzioni 

Posografo, foglio istruzioni d'uso pag.1 (ITA)
Pagina 1

Posografo, foglio istruzioni d'uso pag.2 (ITA)

Pagina 2

Notare che la sensibilità delle pellicole è espressa in unità H & D (Hurter & Driffield). Il numero H & D era inversamente proporzionale al tempo di posa.

Posografo, custodia in cuoio "Le Posographe"

Custodia di cuoio del Posographe

 

Questo Posografo è stato trovato in un mercatino dell’usato a Genova nel 2018

 

 

 

File JPG

Le fotografie digitali sono in genere memorizzate in formato JPG, in modo che occupino meno spazio sulle schede di memoria SD, sugli hard disc, sui server in rete.

Il JPG o JPEG (Joint Photographic Experts Group) è un formato con perdita, cioè per risparmiare spazio perde qualche informazione rispetto alla foto originale. La riduzione di spazio o compressione è regolabile a seconda delle necessità. In questa pagina vengono mostrati gli effetti della compressione sulla qualità dell’immagine e la dimensione dell’immagine compressa come percentuale dell’originale.

Il formato originale non compresso si chiama BMP (Bit MaP), ogni pixel può assumere circa 16 milioni di colori diversi ed è rappresentato da 3 Byte (3 x 8 bit). Attualmente questo formato non è quasi mai usato, ma serve come riferimento quando si pensa a una immagine fatta come una grande tabella di pixel.
Una foto di definizione media nel 2022, da 12 megapixel (12.000.000 di pixel cioè 4000 px x 3000 px) occupa in formato BMP circa 36.000.000 di Byte cioè circa 36 Mega Byte (il circa è dovuto al fatto che nel file di immagine ci sono anche altre informazioni e che 1 Mega Byte = 1.048.576 Byte). Una trentina di foto riempirebbero una scheda da 1 Giga Byte (1 Giga = 1.073.741.824).

Esistono anche tecniche di compressione delle immagini meno efficaci del JPG ma senza perdita, come il formato PNG (Portable Network Graphics) che si basa sull’algoritmo Lempel-Ziv, quello dei file zip, rispetto ai BMP è richiesto un lavoro per l’esecuzione della compressione e della decompressione quando si visualizza l’immagine. Gli algoritmi del PNG e del JPG sono stati ottimizzati e il lavoro necessario è più che compensato dal vantaggio ottenuto col risparmio di dati.  

me_600px_png me_300px_png
Per riuscire a vedere più facilmente i pixel si parte da una foto originale BMP 600 x 600px   (0,3 Mega pixel), 16 milioni di colori, 1.080.054 byte. In realtà questa immagine è un file di tipo PNG (compressione senza perdita), identica alla BMP ma che pesa solo 569.757 byte, circa metà del BMP per non appesantire troppo la pagina. Stessa foto originale BMP ulteriormente ridotta a 300 x 300px (0,09 Mega pixel), 16 milioni di colori, 270.054 byte. Anche qui il file è un PNG che pesa 137.231 byte

 

me_300px_jpg_80
qualità 80/100
me_300px_jpg_80_400x
Foto memorizzata in formato JPG 300 x 300px con qualità 80/100, il numero dei colori è ridotto a 26797, il peso è 17.320 byte, cioè il 6,5% del BMP. Particolare ingrandito 4 volte della foto a sinistra, non si vede quasi la differenza, si vedono meglio i singoli pixel.

 

me_300px_jpg_60
qualità 60/100
me_300px_jpg_60_400x
Foto memorizzata in formato JPG 300 x 300px con qualità 60/100, il numero dei colori è ridotto a 26789, il peso è 10.973 byte, cioè il 4% del BMP. Particolare ingrandito 4 volte della foto a sinistra, si vede qualche differenza rispetto all’originale nelle zone che dovrebbero avere maggiore dettaglio.

 

me_300px_jpg_40
qualità 40/100
me_300px_jpg_40_400x
Foto memorizzata in formato JPG 300 x 300px con qualità 40/100, il numero dei colori è ridotto a 25924, il peso è 7.985 byte, cioè il 3% del BMP. Particolare ingrandito 4 volte della foto a sinistra, le differenze aumentano e si vedono dei quadrati di 8 x 8 pixel che cercano di rappresentare il dettaglio dell’immagine originale.

 

me_300px_jpg_10
qualità 10/100
me_300px_jpg_10_400x
Foto memorizzata in formato JPG 300 x 300px con qualità 10/100, il numero dei colori è ridotto a 11581, il peso è 2.769 byte, cioè l’1% del BMP. Le differenze aumentano e si vedono chiaramente i quadratini che cercano di rappresentare il dettaglio con le tipiche strutture di sfumatura, righe sfumate, scacchiere…

 

me_300px_jpg_4
qualità 4/100
me_300px_jpg_4_400x
Foto memorizzata in formato JPG 300 x 300px con qualità 4/100, il numero dei colori è ridotto a 2554, il peso è 1.396 byte, cioè lo 0,5% del BMP. L’immagine ora è radicalmente diversa anche se vagamente riconoscibile, si vedono i quadratini con strutture più semplici delle precedenti e con un numero di colori nettamente ridotto.

 

me_300px_jpg_2
qualità 2/100
me_300px_jpg_1_400x
Foto memorizzata in formato JPG 300 x 300px con qualità 2/100, il numero dei colori è ridotto a 1173, il peso è 1.134 byte, cioè lo 0,4% del BMP. L’immagine ora è appena riconoscibile solo se vista da lontano, si vedono dei quadratini di colore uniforme e altri con semplici strutture sfumate.

Nelle fotocamere la scelta della qualità dei file JPG è limitata a Fine e Standard (bassa e alta compressione). Nel software di elaborazione delle immagini la scelta è molto più ampia come si è visto nelle immagini precedenti. Una buona scelta di definizione e qualità dell’immagine permette un notevole risparmio di dati quando si condividono o allegano le foto.

L’algoritmo alla base della compressione JPG è stato studiato dal 1985 e standardizzato nel 1992. E’ una tecnica eccellente che usa la matematica (in particolare la Discrete Cosine Transform) e le caratteristiche della percezione visiva per limitare la quantità di dati che servono a memorizzare e trasmettere le immagini fotografiche (le zone con pochi dettagli sono più semplificate rispetto a quelle con particolari fini). 
Dal JPG derivano altri formati usati in fotografia come l’HEIF che può contenere più immagini che permettono brevi animazioni e che migliora ulteriormente le caratteristiche di compressione del JPG. Anche i formati di memorizzazione dei video derivano dai principi base del JPG.

Il formato RAW fornito dalle fotocamere o dagli smartphone di livello medio alto è simile al BMP cioè senza perdita, comprende anche informazioni sulla fotocamera e sulle condizioni dello scatto. Contiene anche un’immagine JPG della foto a bassa risoluzione usata per l’anteprima. Dal formato RAW il fotografo può ottenere foto di alta qualità scegliendo le elaborazioni più opportune, evitando le perdite introdotte nella memorizzazione JPG. Il software interno alla fotocamera, quando produce il JPG corregge anche alcuni difetti dell’hardware, per esempio compensando alcune distorsioni caratteristiche di particolari obiettivi. Chi usa il RAW deve occuparsi anche di questo lavoro. Il formato RAW non è standardizzato per cui ogni produttore di fotocamere può introdurre le proprie caratteristiche che il fotografo con il software di elaborazione dovrà considerare.

Una buona trattazione del formato JPG si trova nella pagina di Wikipedia (EN) JPEG. La pagina di Wikipedia (IT) JPEG fornisce una trattazione più limitata.

Informazioni sul formato RAW si trovano su Wikipedia (IT) Raw (fotografia)

 

Omaggio

Omaggio ai fotografi che hanno fatto foto difficili, rischiose, innovative o che richiedono attrezzature particolari in modo che molte persone potessero vedere cose che non è comune vedere.

 

Foto in alta montagna

Omaggio ai fratelli Louis-Auguste e Auguste-Rosalie Bisson e a Vittorio Sella che poco dopo il 1850 portarono la loro attrezzatura di circa due quintali sulle vette per le prime fotografie di montagna [link Bisson] e [link Sella].

Foto di guerra

Omaggio a Roger Fenton forse primo reporter di guerra in Crimea nel 1853 [link Fenton] .

e a Robert Capa che iniziò nella guerra civile spagnola nel 1936 [link Capa]. 

Foto di movimento

Omaggio a Eadweard Muybridge che intorno al 1870 inventò un sistema di Cronofotografia per studiare i movimenti veloci di animali e persone [link EN Muybridge] e [link IT Muybridge] .

Foto di disastri naturali

Difficile trovare qualche pioniere di questo genere, comunque omaggio a Antonio Di Cecco per terremoto dell’Aquila del 2009 [link Di Cecco

Foto di arte, architettura e industria

Omaggio ai Fratelli Alinari per la documentazione tecnicamente ineccepibile, dalla seconda metà dell’800. Principalmente artistica, architettonica, industriale. Onestà della riproduzione quasi sempre in BN, pochissima distorsione, ottima messa a fuoco, accurata illuminazione, senza pretesa di interpretazione. [link Alinari].

Foto di esplorazione spaziale

Omaggio ai progettisti della sonda spaziale automatica Luna 3 lanciata nel 1959 da Baikonur in Kazakhstan che inviò a terra le prime immagini del lato nascosto della luna. [link Faccia nascosta Luna

Omaggio ai vari astronauti per le prime foto della Terra dallo spazio e ad Armstrong che fotografa Aldrin mentre scende dal LEM dell’Apollo 11 nel luglio 1969. E omaggio anche alle fotocamere Hasselblad speciali che hanno funzionato a temperature comprese tra -60° e 120°C [link Fotocamere]. 

Omaggio anche alle altre sonde che nel corso degli anni si sono avvicinate ai pianeti del sistema solare.

Foto speleologica

Omaggio a Charles Waldack che nel 1866 fece le prime fotografie nelle grotte Mammoth Cave nel Kentucky. [link Waldack]. 

Fotografia subacquea

Omaggio a Louis Boutan pioniere della fotografia subacquea [link Foto subacquea] e [link Boutan].

Microscopia fotografica

Omaggio a John Benjamin Dancer costruttore di strumenti scientifici e inventore della tecnica dei microfilm e della microfotografia [link Dancer].

Fotografia astronomica

Omaggio a John William Draper (1811-1882) che fotografò la luna su un dagherrotipo e fece esperimenti sull’accumulo di luce sulla pellicola per vedere oggetti di luminosità molto bassa [link]. 

Foto legale

Omaggio al fotografo scozzese William Notman che propose nel 1876 un documento di identità contenente anche una fotografia.

Foto geografica, etnica, naturalistica

Omaggio a National Geographic che dal 1888 ha dato la possibilità di conoscere tutti gli aspetti della Terra con livelli di qualità fotografica eccellenti [link National Geographic]. 

 

 

Conferme e conformismo

Nella società della informazione dove si sente tutto e il contrario di tutto, selezioniamo ciò che ci arriva non solo in base ai nostri gusti ma spesso in base a ciò che conferma le nostre convinzioni. E’ la via più facile, che evita dubbi e faticose crisi. E’ così che si radicano teorie anche strampalate, troviamo in rete delle conferme e ci rassicuriamo di essere nel giusto. Anche chi cerca di ragionare sulle cose in tempi difficili trova un sollievo quando sente qualcuno che conferma i suoi pensieri, si sente un po’ meno “fuori dal mondo”.

Se escludiamo i fotografi professionisti, i soggetti scelti da chi fa foto tendono ad allinearsi in questa ricerca di conferme.

I tramonti sono belli, cielo e nuvole di colori caldi, un momento della giornata in cui si è fatto quel che andava fatto e ci si può prendere una pausa e guardare il cielo (guardare l’alba e l’aurora è già più complicato: sveglia, traffico, orario, impegni di lavoro…)

I gattini sono belli, grandi occhi, espressione curiosa, una certa aria indipendente che li rende non faticosi da accudire; quasi tutti d’accordo.

Il cibo, necessità e anche oggetto di culto, occasione di socialità non telematica, consolazione relativamente facile rispetto ad altre esigenze che possono essere frustrate da altri o dalle proprie condizioni fisiche, preparazione, disposizione, ammirazione e consumazione (e magari tentazione per chi è in sovrappeso), tutti aspetti rappresentabili come per una installazione artistica.

Monti, campagne, spiagge, boschi e ruscelli sono belli, desiderio di evasione dalle città, dalla folla, dal traffico, dai parcheggi, dalle code, dal rumore…

Fiori, uccellini, daini, scoiattoli sono la natura amica innocua, rasserenante; tutti d’accordo.

Insetti, rettili, topi sono la natura sfuggente e fastidiosa; tutti d’accordo nell’ignorarli se possibile.

Soggetti etnici tranquilli, sorrisi sdentati, vestiti, accessori, mercati… un po’ come a molti piace vedere animali allo zoo, basta che se ne stiano nei loro recinti o meglio nelle gabbie; la curiosità senza rischi e senza contatto che molti praticano.

Amici, parenti, figli, fidanzate e fidanzati, nel passato si portavano le foto nel portafogli, ora nello smartphone; tutti hanno bisogno di queste foto, tutti d’accordo.

Conformismo, in pratica, la sicurezza di essere conformi: se mi piacciono le cose che piacciono a molti, vado bene.

Si possono allargare le prospettive e spaziare nell’originalità, invece del sottilmente sprezzante “Tutti i gusti sono gusti” possiamo tranquillamente pensare “Tutti i gusti sono giusti”.

Facendo una ricerca veloce su Google

“foto gatti” 37.000.000 di immagini
“foto gattini” 5.800.000
“foto gatti whatsapp” 19.800.000
“foto tramonto” 21.000.000
“foto tramonto in collina” 4.700.000
“foto tramonto in montagna” 8.500.000
“foto tramonto mare” 11.500.000
“foto tramonti romantici” 2.500.000
“foto tramonto mare ragazza” 1.700.000
“foto alba” 118.000.000
“foto alba campagna” 6.300.000
“foto alba mare ragazza” 6.700.000
“foto alba mare” 19.000.000
“foto cibo” 93.000.000
“foto pizza” 1.500.000.000 !

Un like per uno non fa male a nessuno

Mettere un like è veramente molto facile. “Basta un click” è diventato un modo di dire di chi incoraggia gli inesperti a usare un sistema informatico sostenendone l’intuitività, la comodità, l’immediatezza e la modernità.

(Un click avventato può avere effetti disastrosi riguardo alla sicurezza informatica; l’intuitività spesso nasconde grovigli incomprensibili che compaiono dopo il click).

Tornando al like, è normale scorrere innumerevoli immagini, twit, opinioni e click-likare, ci vuole un attimo, non costa, di certo farà piacere e soprattutto forse sarà ricambiato.

Il condividere è già una cosa enormemente più complicata, bisogna decidere con chi condividere, ma si sa che al peggio il destinatario riconoscerà con una veloce occhiata la cosa come non interessante.

Ecco una cosa rilevante, le persone diventano veloci a selezionare cosa interessa e cosa no, gli errori di giudizio non sono cosa grave, le cose condivise girano e arrivano più volte e se qualcuno ha inviato qualcosa di importante che richiede un po’ di attenzione, peggio per lui/lei, dovrà imparare a comunicare meglio, senza infliggere ai suoi contatti cose complicate e cervellotiche.

Su questo sito niente like o dislike, chi vuole scrive due parole nei commenti.

Questo sito web è gratis

Naturalmente non si paga un biglietto per vedere questo sito web ma non è gratis, come tutto del resto.

Ho usato un’estensione di Firefox che si chiama Carbonalyzer che misura il consumo energetico dell’attività in internet di un utente.

Considera il consumo dei Data center attraverso i quali i dati passano, delle infrastrutture di rete, del dispositivo usato per vedere il sito. Naturalmente il risultato è un stima che dipende dalla posizione geografica dell’utente, dalla quantità di dati scaricati (misura precisa), dal dispositivo usato (è una media tra uno smartphone, un notebook e un PC), dal tempo di consultazione.

Ho aperto tutte le pagine di questo sito con tutte le fotografie (al 03dic2021) ma non ho letto i testi e non ho osservato le foto; chi guarda le foto e legge i testi userà il suo dispositivo per più tempo consumando più energia, ma gli altri consumi saranno uguali.

Ecco parte dei risultati forniti da Carbonalyzer:

consumo_visita_sito_mjfoto_03dic2021

Malware nelle fotocamere

Una fotocamera digitale è un piccolo computer specializzato per fare foto, i malware infettano i computer, quindi il malware può infettare la fotocamera.

E’ stato provato, un ransomware (malware che cripta o comunque rende inutilizzabili i file, cioè le foto che sono sulla scheda a meno che non si paghi un riscatto) può entrare in una fotocamera nel momento che si collega via WiFi o Bluetooth a un telefono o a un PC o comunque a un altro sistema sfruttando una vulnerabilità. Attraverso questo collegamento può essere modificato il firmware (in pratica il sistema operativo) della fotocamera. Non ho mai sentito di un antivirus per fotocamere per ora.

Chi fa le foto con lo smartphone ovviamente sa che il suo telefono può essere abbastanza facilmente oggetto di attacco hacker.

(fonte Check Point Research)

Overtech

Overtech o tecnologia esagerata si potrebbe chiamare la generale tendenza dei prodotti attuali che funzionano su base elettronica-informatica. Quasi tutti hanno dentro un microprocessore che riceve in ingresso informazioni da sensori vari e pulsanti di comando o touch screen e dà in uscita movimento, suoni, immagini… quello che ci serve insomma. Dentro il microprocessore c’è il software che organizza il funzionamento. Progettare e realizzare il software costa, è un cosa complicata ma quando è stato fatto, il costruttore può copiarlo gratis in tutti gli oggetti hardware di quel tipo che vengono prodotti.

Dato un certo hardware con i suoi limiti fisici, il software lo comanda per ottenere i vari funzionamenti. E’ facile aggiungere funzioni complicando il software, costa poco. Una fotocamera digitale è un esempio: un obiettivo in genere zoom comandato elettricamente (e anche manualmente), un sensore che cattura l’immagine, uno schermino in cui vediamo immagini e menu di scelta, una scheda di memoria, sistemi di collegamento con l’esterno: cavi, wireless, bluetooth, pulsanti e manopole e una batteria per l’energia. Ci possono essere naturalmente altre cose. Si vuole scattare una foto ogni tre secondi? la stessa foto normale più chiara e più scura? mettere a fuoco automaticamente gli occhi del soggetto? basta aggiungere funzioni software che danno sequenze di comandi all’hardware.

E vai con l’aggiungere funzioni una, due, tre più delle altre marche o del modello che costa un po’ meno. Niente di male tranne che chi usa la fotocamera si trova di fronte a menu di scelta complicati e non sempre ben organizzati. A volte quando cerchi la funzione ottima per la foto che vuoi fare, quando l’hai impostata, la foto se ne è andata e se devi anche cambiare obiettivo per avere l’ottima inquadratura tutto è perso.

Allora cosa si fa? si mette la funzione AUTO che c’è anche nelle macchine più raffinate (tanto una funzione in più non si nega a nessuno) e basta un click sul pulsante di scatto per fare la foto, un po’ anonima ma non persa.

Questa mia opinione un po’ luddista è discutibile naturalmente. Certe funzioni automatizzate permettono risultati impensabili con le vecchie tecniche. Un fotografo impara, tra una grande scelta, le funzioni che gli servono frequentemente. Ci sono pulsanti personalizzabili cui assegnare le funzioni preferite che si attivano così con un solo tocco. Ci sono fotografi molto veloci, anche nel muoversi tra i menu…

Il discorso è complicato forse continuerà.

Stupore

Alcuni fotografi (e attori, cantanti, giocolieri, pittori, scultori, musicisti, artisti e artiste in genere) vorrebbero suscitare stupore. Forse per questo fanno quello che fanno.

  • stupore: senso di grande meraviglia, incredulità, disorientamento provocato da qualcosa di inatteso. (Definizioni da Oxford Languages)
  • stupore: forte sensazione di meraviglia e sorpresa, tale da togliere quasi la capacità di parlare e di agire. (Vocabolario Treccani Online)
  • stupore: intenso turbamento dovuto a meraviglia e sorpresa di fronte a qualcosa di inatteso, piacevole o spiacevole che sia. (Dizionario L.I. Coletti)
  • La cosa più lontana dalla nostra esperienza è ciò che è misterioso. È l’emozione fondamentale accanto alla culla della vera arte e della vera scienza. Chi non lo conosce e non è più in grado di meravigliarsi, e non prova più stupore, è come morto, una candela spenta da un soffio. (Albert Einstein)
  • Oramai non mi stupisco più di niente. (Oiram Ninaj)

Lo strano, non basta quasi mai per suscitare stupore; il grande, il tanto, il complicato nemmeno. Non è facile.