Posografo di Kauffmann

Il Posografo di Kaufmann, prodotto dal 1922 in Francia, è stato uno strumento meccanico per il calcolo del tempo di posa di una fotografia in base a sei variabili espresse numericamente o qualitativamente. (Dimensioni 13 x 8,5 cm, spessore 6 mm).

 

Posografo, lato Vedute all'aperto

Lato “Vedute all’aperto”, i sei cursori con un indice servono a impostare le condizioni,
l’elemento a sinistra con quattro punte dà il risultato

 

Posografo, lato Vedute d'interno

Lato “Vedute d’Interno” le scale si riferiscono alle varie condizioni della stanza o studio fotografico

 

Nei primi tempi di diffusione della fotografia la scelta del tempo di posa era fatta in base a tabelle compilate per le varie fotocamere in base a semplici calcoli e all’esperienza dei fotografi.

Posografo, esempio di tabella di posa

Esempio di tabella di posa

 

Intorno al 1930 vennero introdotti gli esposimetri a estinzione (valutazione dell’illuminazione in base alla visibilità del soggetto attraverso filtri grigi di varia densità, dipendenti dalla sensibilità degli occhi dei vari fotografi).
Intorno al 1930 si usavano esposimetri al Selenio (il sensore, senza bisogno di batterie, genera una tensione proporzionale alla intensità della luce, che può essere misurata da un voltmetro a lancetta con scala opportunamente tarata per valutare i tempi di posa).
Negli anni 60 si diffusero gli esposimetri al Silicio o al Solfuro di Cadmio, più sensibili a bassa intensità luminosa ma che richiedevano una batteria.

 

Tentativo di interpretazione qualitativa del funzionamento

Posografo, leve interne e cursori
Disegno del meccanismo interno (lato “Vedute all’aperto”)

 

Componenti

Lo schema interno si riferisce al lato “Vedute all’aperto” (lo stesso meccanismo agisce anche sul lato “Vedute d’interno”)
A sinistra C-tempo posa dà il risultato desiderato, ha quattro indici che indicano i tempi in corrispondenza delle varie sensibilità della pellicola (più sensibile in basso e meno sensibile in alto)
Il cursore C-Diaf indica i diaframmi da f 4,5 a f 56.
C-Cielo imposta le condizioni del cielo da “Coperto molto oscuro” a “Azzurro purissimo”.
C-sogg imposta la Tinta e luce del soggetto da “Soggetto molto ombreggiato” a “Sole abbagliante”.
C-scena imposta il tipo di ambiente da “Vicolo molto stretto” a “Panorama di grande città”.
C-mese e C-ora impostano il mese e l’ora della ripresa con le alte luminosità al centro.

Interazioni tra leve interne, cursori e scale

La leva principale è quella a forma di boomerang con fulcro in F1. Supponendo che F1 sia fermo, se C-Diaf viene spostato verso l’alto, verso un’apertura f piccola (esempio f:4,5) il cursore C-tempo posa si muove in basso verso tempi di posa più brevi; la sensibilità della pellicola determina quale dei quattro indici usare per avere il tempo giusto.
F1 si può muovere in alto o in basso trascinato da F2, per semplicità supponiamo che il cursore C-scena sia fermo in posizione centrale. La posizione di F2 dipende da quella di P5 che dipende da P1. Se P1 scende, anche F2 scende e il tempo di posa diminuisce, il tempo aumenta se P1 sale.
Se C-mese e C-ora si allargano (cioè se sono spostati verso i mesi Dic-Genn e verso le ore serali, il punto F3 sale, tira su P4, che tira su P2 e quindi F4, che spinge in alto P1 (cioè il tempo aumenta).
Se C-cielo sale verso valori di cielo scuro, P1 sale come prima.
Più complicato l’effetto del movimento del cursore C-sogg che indica Tinta e luce del soggetto; un movimento verso il basso (verso soggetto chiaro al sole) fa abbassare P1, che tira giù P5, che abbassa F2, che abbassa F1 che causa un abbassamento di C-tempo posa indicando quindi una diminuzione del tempo di esposizione. Nella pratica le tre barrette che convergono in P1 svolgono un lavoro un po’ più complicato.

Si tratta quindi di un calcolatore analogico del tempo di posa con sei variabili il cui effetto sul risultato è dato dalla lunghezza delle barrette, dalla posizione di fulcri e dagli angoli. Le scale sui bordi, su cui si posizionano i cursori, sono non lineari e alcune hanno indicazioni euristiche.
Secondo il produttore del dispositivo, l’errore si mantiene entro il 10%, compensabile facilmente in sede di stampa.
Tutte le indicazioni si riferiscono a pellicole in Bianco e Nero, è indicato che se si usa la pellicola a colori Autochrome si devono moltiplicare per 60 i tempi ottenuti con lo strumento.

Foglio istruzioni 

Posografo, foglio istruzioni d'uso pag.1 (ITA)
Pagina 1

Posografo, foglio istruzioni d'uso pag.2 (ITA)

Pagina 2

Notare che la sensibilità delle pellicole è espressa in unità H & D (Hurter & Driffield). Il numero H & D era inversamente proporzionale al tempo di posa.

Posografo, custodia in cuoio "Le Posographe"

Custodia di cuoio del Posographe

 

Questo Posografo è stato trovato in un mercatino dell’usato a Genova nel 2018

 

 

 

Accumulare la luce

Una caratteristica tecnica interessante della fotografia è quella di poter accumulare la luce. I nostri occhi vedono se c’è abbastanza luce e sotto un certo livello non vediamo nulla, certo se aspettiamo un po’ gli occhi si adattano ma non più di tanto.

Se aumentiamo il tempo di esposizione di una foto, l’effetto della poca luce si accumula (sia sul sensore elettronico sia sulla pellicola analogica) e nella foto riusciamo a vedere cosa c’è in quello che percepiamo come buio.

In pratica il sensore forma l’immagine trasformando in segnali elettrici l’energia luminosa; la stessa quantità di energia si può ottenere con potenza forte (luce intensa) e tempi brevi o con potenza piccola (luce bassa) e tempi lunghi.

Nella fotografa astronomica ad esempio, la lunga esposizione del cielo stellato ci permette di vedere stelle debolissime invisibili ad occhio nudo.

Le esposizioni lunghe tendono ad aumentare il rumore nella foto, cioè la presenza di punti di colore casuale.

Anche il mosso, il dipingere con la luce, le scie notturne dei fari delle automobili sono legati all’accumulo di luce.